Anatomia dell'occhio

La tesi che segue, avvalorata dalle documentazioni scientifiche sotto riportate, rappresenta un’ipotesi capace di rivalutare la posizione del Dr. Bates che, agli inizi del secolo scorso, non possedeva le tecnologie utilizzate oggi durante questi studi. Il seguito è un sunto della relazione del Dr. M. Cigada durante il XX° Convegno Internazionale sulla Visione Olistica tenutosi lo scorso ottobre 2005 a Genova.

L’innovativa tesi

del Dr. William H. Bates

“Spesso siamo portati a pensare che l’anatomia sia una scienza “esausta” che dopo il periodo pionieristico dei secoli XV e XVI e gli anni gloriosi del 7 e dell’800, non abbia oggi più nulla di nuovo da insegnarci. Questa storia racconta, invece, che non si finisce mai di imparare, come sempre. Nel 1995 a firma di Demer e coll. esce su IOVS (Investigative Ophthalmology and Visual Science) un lavoro molto interessante sull’anatomia dell’orbita [1], a questo faranno seguito altre pubblicazioni [2, 3] che hanno contribuito a definire meglio ed a dettagliare una parte molto importante del sistema visivo. Chi scrive non ha alcun merito in queste scoperte, non faccio né ho mai fatto parte di questi gruppi di ricerca, pure gli organizzatori di questa XX conferenza internazionale hanno ritenuto che queste osservazioni possano avere un certo interesse per i rieducatori visivi, per cui mi hanno chiesto di preparare un’esposizione divulgativa di questi lavori.

La scoperta più rilevante in questi lavori riguarda la forma della capsula di Tenone: quella struttura miofasciale che all’interno dell’orbita avvolge il bulbo oculare e lo mantiene sospeso in mezzo alla cavità orbitaria. Con una serie di osservazioni istologiche, anatomiche e neuroradiologiche Demer e collaboratori hanno evidenziato che i quattro muscoli retti attraversano la capsula di Tenone in corrispondenza di altrettanti ispessimenti di questa struttura; questi ispessimenti sono inseriti direttamente alla parete orbitaria e agiscono come altrettante “pulegge” (pulleys) in maniera analoga a quello che avviene per il muscolo obliquo superiore.

Ovviamente questo comporta delle importanti conseguenze sulla biomeccanica dei movimenti oculari e, di conseguenza, sulla chirurgia dello strabismo; ma il punto più interessante, per le conseguenze che potrebbe portare per la rieducazione visiva, è che queste pulegge sono connesse tra di loro da una struttura miofasciale, cioé da banderelle di tessuto composto da connettivo, elastina e fibre muscolari lisce.

In altre parole, all’incirca all’altezza dell’ equatore sono presenti alcune strutture anatomiche dalle proprietà contrattili che circondano il bulbo oculare come un anello; queste strutture mostrano una ricca innervazione autonomica [2] e, di conseguenza, possiamo immaginare che abbiano la la capacità, se contratte simultaneamente, di deformare il bulbo oculare allungandolo e quindi miopizzandolo.

Allo stato attuale delle conoscenze non abbiamo alcuna certezza che questo si realizzi in vivo, ma in ogni caso la scoperta interessante è quella di una struttura anatomica che sarebbe in grado di provocare una miopia funzionale, in modo simile a quanto previsto da Bates.

Bates non conosceva questi dettagli dell’anatomia della capsula di tenone, per cui aveva ipotizzato che una contrazione eccessiva dei muscoli extrabulbari (i retti e gli obliqui) potesse deformare il bulbo miopizzandolo. Come è noto questa sua teoria è stata pesantemente criticata dall’oftalmologia ufficiale anche perchè in questo processo sarebbero coinvolti muscoli striati, volontari.

Le strutture descritte da Demer, invece sono caratterizzate da fibre muscolari lisce, involontarie e sotto il controllo del sistema nervoso autonomo, quindi delle emozioni.

La figura 1 mostra uno schema dell’anatomia dei muscoli e delle fasce peribulbari secondo questa nuova teoria. Nell’arco degli anni successivi, sono emersi altri dettagli, schematizzati nella figura 2.

Nella Figura 2 ciascun muscolo retto sarebbe in realtà composto da due strati: uno strato orbitario, più vicino alla parete dell’orbita; ed uno strato bulbare, più interno. Mentre lo strato bulbare attraversa la capsula di tenone per andarsi ad inserire al bulbo oculare, lo strato orbitario di ciascun muscolo retto si inserirebbe sul margine della “puleggia” modificandone la posizione durante i movimenti oculari.

Anche se quest’ultima osservazione non sembra avere delle dirette implicazioni con il lavoro del rieducatore oculare, è significativo osservare come in tutti questi anni la chirurgia dello strabismo abbia potuto procedere nonostante si basasse su principi teorici errati.”

[1] J.L.Demer, J.M.Miller, V.Poukens, H.V.Vinters, B.J.Glasgow

Evidence for fibromuscular pulleys of the recti extraocular muscels

[2] J.L.Demer, V.Poukens, J.M.Miller, P.Micevych

Innervation of extraocular pulley smooth muscle in monkeys and humans
Invest. Ophthalmol. Vis. Sci. 1997; 38: 1774- 1785

[3] R.A.Clark, J.M.Miller, J.L.Demer

Three-dimensional location of human rectus pulleys by path inflections in secondary gaze position
Invest. Ophthalmol. Vis. Sci. 2000; 41: 3787- 3797

(*) Dr. Mario Cigada (Italia) – Specialista in oftalmologia nel 1987; psicoterapeuta dal 1992. Dal 1992 docente della Scuola Europea di Psicoterapia Ipnotica dell’AMISI. E’ stato relatore in seminari presso il corso di laurea di “Ortottista – Assistente in Oftalmologia” presso l’Università degli Studi di Milano, e incaricato presso la Scuola di Specializzazione in Neuropsicologia Clinica della Facoltà di Psicologia dell’Università di Torino. Attualmente è Professore a contratto presso il Corso di laurea in “Ortottica – Assistente Oftalmologia” per gli anni accademici e per il corso di Rieducazione Handicap visivo.